venerdì 27 giugno 2008

Dialoghi Mahleriani

In genere si pensa che a scrivere di musica siano musicologi, storici della musica o musicisti stessi particolarmente versati nella stesura di testi esplicativi o di apparati filologici; e in genere si pensa che durante un concerto le uniche persone a scrivere siano i critici musicali.
[...] Chi scrive davvero è il resto del pubblico, l'ascoltatore semplice, l'abbonato. Non che tutti estraggano la penna dal taschino o dalla borsetta e si mettano a scrivere sul programma come a una lezione: i casi sono limitati, quasi occulti, ma concentrano manifestazioni di grafomania esagitata.

Il punto, tuttavia, è questo: scrivono di musica? Magari, o per fortuna no. Ascoltano la musica? Forse. Però l'impressione è che tali soggetti facciano tutt'altro. Quanto abbiamo compianto i poveri ingressisti che all'Auditorium, già a luci spente, venivano regolarmente fatti sloggiare dai titolari di tre posti della fila avanti la nostra, sempre ritardatari, i quali per tutto il concerto vergavano e vergavano e si scambiavano fogli (in quinta fila centrale, non in balconata). Che c'era sopra? Disegni, scarabocchi: doveva essere un vertice serale di architetti, cui la musica però non favoriva molto la creatività, visto che i progetti istoriati sui programmi restavano a fine serata abbandonati lì, ad uso dell'impresa di pulizie.

Per carità, il numero di chi scrive a concerto resta inferiore a chi legge. E per fortuna: visto che a volte si spende qualche soldino per stampare un testo, è bene che questo sia letto. Il problema è che si legge altro. Il signore della fila dietro arrivava sempre munito di un noto quotidiano, di un celebre settimanale, a volte anche di un romanzo. A parte alcune varianti di rumorosità nel voltare le pagine (frusciante il giornale, felpato il romanzo) il risultato non cambiava: un anticipo del riposo notturno, e se stava esibendosi un quartetto d'archi, capitava che s'inserisse un contrabbasso non previsto dalla partitura. E cosa dire del signore che, al Conservatorio, leggeva il supplemento economico del quotidiano parigino del pomeriggio? E delle signore che si beavano di romanzi rosa, chiudendoli per gli applausi ma riaprendoli tosto al languoroso bis di Chopin?

Quasi nulla rispetto a un programma che ci è venuto per caso in mano, abbandonato su una poltrona del Lingotto dopo una sera in cui era stata eseguita la Quarta Sinfonia di Mahler. Irresistibile spaccato di ciò che qualcuno fa durante un concerto, è un documento insostituibile per fondare una fenomenologia del pubblico, che evidentemente coltiva le proprie relazioni usando come veicolo i libretti di sala. Si dà qui trascrizione fedele ma non integrale del dialogo (alcune cose sono irriferibili), riservandoci i necessari commenti. "X è in aspettativa o per tutelare tutte e due le cose? - Tempo parziale, immagino".
Già, il concerto serve per capire trame nascoste di colleghi o per parlare segretamente di personaggi noti in città; infatti la musica di Mahler è ben conosciuta, perché l'indicazione dell'ultimo movimento (La vita celestiale) è cerchiata e reca l'annotazione: "Y dice che solo questo è cantato", dove certamente Y - un probabile terzo vicino di posto - avrà in precedenza letto tutti i volumi di Henry Louis de La Grange. Al che, uno o una dei nostri dialoganti, nel timore di subire il suono di una voce umana, predispone la tattica di un generale di corpo d'armata: "Quando entra la cantante ci sarà una pausa lunga. Ce ne possiamo andare".

Ah, fatale errore strategico! La pausa non ci fu affatto, perché la cantante entrò sul finale del terzo movimento e il quarto venne attaccato senza soluzione di continuità. Premesso che perdendosi la cantante non avrebbero, in questo caso, perso nulla, occorreva trovare una maniera di difesa. Ed eccola qui, accanto alla traduzione italiana del testo cantato: l'organizzazione della cena del venerdì o sabato sera. "Forse non facciamo nessun castagnaccio!". Che peccato, era proprio stagione, e poi è così buono. "Ho in freezer della frutta cotta elegante". Un po' snobbettina, in verità. "Aggiungo prugne cotte, mandorle, con savoiardi, e va bene così!". Senza dubbio magnifico, una vera leccornia. Ma perché la prossima volta non arriva a concerto con un tiramisù bell'e pronto? Potrebbe offrirne anche alla cantante: tanto è lì solo per passare il tempo, o no?

Giangiorgio Satragni


Liberamente tratto da Sistema Musica giugno-luglio 2001


Questo è anche il nostro primo esperimento di post grafico!

domenica 22 giugno 2008

Kafka, il silenzio della musica

«Kafka, quasi in compenso della particolare musicalità dello scrivere, era privo di senso per la musica». Di fronte a tale affermazione di Max Brod, uno dei più importanti amici dello scrittore, uno studio sui rapporti tra Kafka e la musica a prima vista potrebbe sembrare stravagante.

Eppure, nell’opera di Kafka la musica non è affatto assente e, come la critica da Walter Benjamin in poi ha di sfuggita più volte osservato, essa assume caratteri e significati particolari.

Un’analisi preliminare dell’attitudine di Kafka nei confronti dell’arte dei suoni potrà aiutare a gettare qualche luce sui diversi significati delle immagini musicali nel suo mondo poetico.

Kafka non era totalmente privo di una specifica educazione musicale. Egli, infatti, aveva iniziato lo studio del violino e del pianoforte. Tuttavia - mancando probabilmente di uno spiccato talento innato - non aveva proseguito, dedicandosi completamente alla letteratura.

L’ambiente culturale in cui Kafka viveva era comunque musicalmente molto vivace. Molti dei migliori amici dello scrittore, tra cui Oskar Baum, Felix Weltsch, Max Brod, Franz Werfel, Ernst Weiss e Milena Jesenská, avevano infatti una approfondita conoscenza della musica. Alcuni di loro, addirittura, bravi musicisti oltre che scrittori, fecero del binomio letteratura-musica il fulcro della propria vita poetica.

In particolare, la musica era un interesse che accomunava i tre amici Baum, Weltsch e Brod, che insieme a Kafka formavano quello che lo stesso Brod definì più tardi «il circolo di Praga ristretto». [...] Per tutta la vita Kafka seguì con interesse le attività musicali degli amici.


di Sara Belluzzo, estratto liberamente tratto da http://users.unimi.it/~gpiana/dm4/dm4kafsb.htm
link al quale si può leggere il saggio in forma integrale

venerdì 20 giugno 2008

Mikrocosmos, coro multietnico, Bologna


"Mikrocosmos" è un coro multietnico nato a Bologna nel 2004 grazie all'impegno del M° Michele Napolitano. E' composto oggi da una sessantina di elementi, dai 12 ai 60 anni, e ha ospitato nei suoi (quasi) 3 anni di vita coristi provenienti da: Argentina, Austria, Belgio, Bosnia, Brasile, Camerun, Canada, Francia, Germania, Giordania, Inghilterra, Iran, Italia, Macedonia, Marocco, Nigeria, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Democratica del Congo, Romania, Senegal, Stati Uniti, Svizzera e Sudan.

Il coro "Mikrocosmos" ha vinto nel 2007 il premio Interculture Map della Fondazione Giovani Agnelli

Lo scorso 2 giugno il Mikrocosmos ha cantato nel Salone de’ Cinquecento di Palazzo Vecchio, a Firenze, per la Festa della Repubblica, qui il video (l'esibizione comincia al 18') .

Le prove si tengono presso il Centro Interculturale “M. Zonarelli”
tutti i martedì e il 2° e 4° venerdì del mese, dalle 19:30 alle 21:30. (Via Sacco 14, Quartiere San Donato, Bologna).

Qui potete trovare alcune foto di festicciole, concerti e prove del 2007, a questo link quelle del 2008, e questo il loro sito ufficiale:

martedì 17 giugno 2008

Un compleanno senza il festeggiato

Il 25 maggio scorso, il Teatro Colón di Buenos Aires festeggiò i suoi cento anni: costruito da Victor Meano e Francesco Tamburini, fu inaugurato nel 1908 con l’Aida di Verdi. Purtroppo, il giorno del suo anniversario, era ancora chiuso per restauri. Al momento della chiusura -settembre del 2006- le autorità annunciarono che il teatro avrebbe riaperto le sue porte per festeggiare il centenario; a dicembre del 2007 si mormorava che l’apertura sarebbe slittata di qualche mese, poi si parlò del 2009, del 2010... Adesso, senza troppe speranze, si prevede che gli amanti della musica dovranno aspettare fino al 2012 per assistere al tanto atteso avvenimento.
Per molti anni il mantenimento del teatro fu completamente trascurato: senza aver sofferto incendi o catastrofi di alcuna sorta, la sua struttura si trovava in uno stato deplorevole per l’inesorabile lavorio del tempo. Nel 2001 si decise di intervenire con un provvedimento di restauro a tutti i livelli: dai tessuti delle poltrone ai muri esterni, dagli stucchi ai montacarichi. Ma il 2001 fu un anno funesto per l’Argentina che subì una devastante crisi economica e politica; le emergenze si moltiplicarono e il teatro dovette aspettare.
In questi anni si succedettero presidenti e modelli economici; il teatro sempre attese pazientemente mentre i suoi ori si scrostavano e i suoi camerini si allagavano. I lavori di restauro iniziarono dopo innumerevoli studi (che, a quanto sembra, nessuno tenne in considerazione), finché a causa degli interventi il Colón cessò di funzionare.
Un giorno il Colón era uno dei teatri più importanti del mondo, oggi è abbandonato alla buona volontà dei governanti di turno, che troppo spesso non mantengono le loro promesse. Disgraziatamente la cultura non produce grandi profitti e i politici, assillati da richieste e promesse, non rischiano di investire i soldi pubblici in un’impresa che darà loro poco lustro e tanti debiti. Buenos Aires ormai è solo la capitale del tango; quanti turisti assistono a uno spettacolo di ballet o di opera? Ma forse il restauro non sarà invano: si dice infatti che i suoi saloni saranno usati per feste private.
L.P.

venerdì 13 giugno 2008

Audiotattilità

Da una conversazione informale con Vincenzo Caporaletti, autore de La definizione dello swing. I fondamenti estetici del jazz e delle musiche audiotattili, Ideasuoni, 2000; I processi improvvisativi nella musica. Un approccio globale, LIM, 2005 e Esperienze di analisi del jazz, LIM, 2007, ("una chiacchierata spassionata senza pretesa di rigore", come l'ha definita lui stesso) è nata l'occasione per soffermarsi sul concetto, un poco sfuggente, di audiotattilità.

"L'impianto teorico delle "musiche audiotattili" è stato utilizzato per informare i principi pedagogici dei Nuovi Ordinamenti Didattici dei Conservatori italiani, in cui è stato ufficialmente sancito lo studio del jazz e della popular music. Nei nuovi ordinamenti ministeriali appare la dicitura ufficiale "discipline interpretative del jazz, delle musiche improvvisate e audiotattili"".


Questi generi, impropriamente ed etnocentricamente detti "extracolti", nella mia prospettiva fenomenologica sono definiti, in positivo - attraverso una descrizione delle modalità di organizzazione del loro "sistema operativo" - come "musiche audiotattili". Ciò avviene ad un livello di formalizzazione che trascende,– ma non soppianta certo, le specifiche denominazioni emic (jazz, rock, popular, ecc.) che continuano a mantenere la loro validità. Ad un livello di astrazione sovraordinato, però, la loro formatività mostra di assumere connotati condivisi che risultano all'analisi muscologica di tipo, appunto, audiotattile."


Audiotattile è riferibile anche a una metodologia didattica (o una discipilina interpretativa) che non prevede l'uso di spartiti o è anche un attributo di certi tipi di musica? E come si concretizza - o meglio - come si spiega, insegna, la pratica audiotattile?


"Per sintetizzare una risposta bisogna subito chiarire che la teoria audiotattile, oltre a descrivere determinati repertori e dispositivi creativo/performativi, certamente implica (o invoca?) una sua applicazione pedagogico-didattica.

L'approccio metodologico che conduce alla formalizzazione audiotattile è una sintesi in equilibrio tra musicologia e antropologia musicale. Nasce da un'analisi approfondita dei presupposti culturali basilari che inducono la costituzione di diverse formatività: quella insita nei processi compositivi della linea classico-romantica-modernista nella cultura occidentale, per intenderci, e delle procedure creative/espressive delle musiche audiotattili, dall'altra.

Da questa precondizione deriva una importante conseguenza: "audiotattile" non è una categoria solo musicale, ma impronta di sé tutta una serie di pratiche esistenziali e modelli cognitivi (fino all'identificazione del sé, ai comportamenti quotidiani, ecc.): è questo il punto da cui partire per promuovere una pedagogia e didattica audiotattili.


Se guardiamo alla storia della musica, inoltre, vi sono esempi di didattica che presentano aspetti di tipo audiotattile: questo non solo si rende necessario per le musiche degli specifici repertori, ma risulta essere fruttuoso anche per la musica creata e tramandata all'interno della linea culturale che definisco "visiva", fatta salva l'ovvia imprescindibile consapevolezza stilistica nei confronti dei particolari repertori e generi.

Non è questione di utilizzare spartiti o meno, dettaglio del tutto secondario, che deriva da un'interpretazione riduttiva della teoria audiotattile. Ormai vi è un accordo tra gli studiosi di mediologia, per cui la scrittura in generale – e la notazione musicale nel nostro caso – può essere sussunta all'interno di un ordine mentale/formativo audiotattile. È il modo di rappresentare cognitivamene l'identità e le funzioni della notazione, insomma, che ne qualifica le applicazioni.


Questa è la chiave per capire il suo utilizzo in tante pratiche musicali squisitamente audiotattili (da Ellington agli arrangiamenti pop di George Martin per i Beatles, a Zappa, alla musica contemporanea, ecc., ecc., ecc.). Lo stesso, ovviamente, vale per la didattica."


Benedetta Saglietti


Leggi anche l'intervento di Paolo Damiani

mercoledì 11 giugno 2008

Iconografia mozartiana: scoperto un nuovo ritratto di Mozart

La Stampa segnala il ritrovamento di un nuovo ritratto di Mozart; la scoperta è opera del professor Cliff Eisen: la notizia sul sito del King's College di Londra.

Molte curiosità sull'iconografia mozartiana si trovano su Mozart portraits

B.S.

lunedì 9 giugno 2008

Cara Miss Silvers...

Non sono molte le registrazioni in cui poter ascoltare la voce di Schoenberg [...] le più appassionanti sono quelle private, fatte quasi per gioco (favole inventate e incise per i propri figli, storielle satiriche piene di humor) o per sperimentare nuovi strumenti tecnologici.

E Miss Silvers, chi è? Studentessa del maestro, fu lei a regalargli per il settantaduesimo compleanno un Webster Wire Recorder, che Schoenberg iniziò ad usare come dittafono e di cui ci sono rimaste alcune bobine.

Tutti i materiali si possono ascoltare gratuitamente sul sito:
www.schoenberg.at/6_archiv/voice/voice.htm

Juri Giannini

Liberamente tratto dal Giornale della Musica n. 248 maggio 2008, p. 38

domenica 8 giugno 2008

L'opera di Mahler

Un sito ben costruito che elenca le opere e sintetizza brevemente la vita del compositore, proponendo anche i testi intonati nelle sue opere.

Blog gemello, in costante aggiornamento Heinrich von Trotta

E infine il sito delle settimane musicali a Dobbiaco gustav-mahler.it

giovedì 5 giugno 2008

La musica a Pinerolo nell'epoca di Caprilli

Pinerolo/Roletto, Chiesa del Colletto, sabato 7 giugno h. 21

Verranno presentati gli atti del convegno "Alle porte d'Italia" tenutosi nel maggio 2005, nel quale si era parlato della vita musicale a Torino, a Pinerolo e in Italia tra la fine dell'800 e l'inizio del '900, in particolare di quella generazione che precede (e che in parte anche vive a fianco di ) quella, più nota, cosidetta "dell'Ottanta": generazione di cui facevano parte compositori come Leone Sinigaglia, nato a Torino nel 1868, e Giuseppe Martucci, nato nel 1856 a Napoli.

Sono state messe a fuoco le figure di tre compositori finora in ombra, tutti e tre aventi a che fare con Pinerolo: Federico Collino (lì nato), direttore del Liceo Musicale di Torino, Antonio Quartero (lì residente), e Pier Giovanni Pistone (lì operante).

Massimiliano Génot (pianista) presenterà al pubblico brani di questi compositori.

Ingresso libero

martedì 3 giugno 2008

Elenco tracce audio cd bilioteca dams II piano palazzo nuovo

Cd n. 1
Monteverdi, madrigali:
 - 1. Bevea Fillide mia
 - 2. Non sono in queste rive
 - 3. Dolcissimi legami
4. Das Veilchen K476, La Violetta, Lied, Mozart
ascolta il podcast della poesia "Das Veilchen" di Goethe

5. Nachtwache I, per coro misto 6 voci a cappella, op. 104, Brahms
6. Dal ciclo di lied Liederkreis op. 39, Schumann:
Waldesgespraeche
7. Liederkreis op. 39, Mondnacht
8. Liederkreis op. 39 Im Walde
9. Staendchen D.920, lied, Schubert
10. Dai Marienlieder op. 22 n. 1,
Der englische Gruss, Brahms
11. Canti per voci femminili 2 corni e arpa op. 17 n. 1
Es toent voller Harfenklang Brahms
12. Canti per voci femminili 2 corni e arpa op. 17 n. 2
Lied da Shakespeare
13. Canto per voci femminili 2 corni e arpa op. 17 n. 3
Der Gaertner
15. Canto per voci femminili 2 corni e arpa op. 17 n. 4
Gesang aus Ossian Fingal
16. Rapsodia per contralto, op. 53

Cd. n. 2

1. Passione secondo S. Matteo, Bach, II parte,
Ach, nun ist mein Jesus hin
2. Brahms, I sinfonia, IV movimento,
corale (dalla IX sinfonia di Beethoven)
3. Canto dello spirito sulle acque, Schubert, D. 714
4. Opferlied, Beethoven op. 121b 
5. Requiem tedesco, (inizio), Brahms

6. Requiem tedesco,(coro e baritono), Denn wir haben hie keine bleibende Statt

7. Canto del destino, op. 54, Brahms

lunedì 2 giugno 2008

Ein deutsches Requiem, Brahms, traduzione italiana

Johannes Brahms
Ein deutsches Requiem, op. 45

1. Selig sind, die da Leid tragen

Selig sind, die da Leid tragen,
denn sie sollen getröstet werden.
Die mit Tränen säen,
werden mit Freuden ernten.
Sie gehen hin und weinen und tragen edlen Samen,
und kommen mit Freuden und bringen ihre Garben.



Matteo, 5 : 4
1. Beati quelli che soffrono

Beati quelli che soffrono,
perché saranno confortati.
Quelli che seminano piangendo,
mieteranno con gioia.
Essi se ne vanno in pianto,
recando con sé la semente feconda,
ritorneranno con gioia,
portando il loro raccolto.


2. Denn alles Fleisch ist wie Gras

Denn alles Fleisch ist wie Gras

und alle Herrlichkeit des Menschen
wie des Grases Blumen.
Das Gras ist verdorret
und die Blume abgefallen.


So seid nun geduldig, lieben Brüder,
bis auf die Zukunft des Herrn.
Siehe, ein Ackermann wartet
auf die köstliche Frucht der Erde
und ist geduldig darüber, bis er empfahe
den Morgenregen und Abendregen.

Aber des Herrn Wort bleibet in Ewigkeit.


Die Erlöseten des Herrn werden wieder kommen,
und gen Zion kommen mit Jauchzen;
ewige Freude wird über ihrem Haupte sein;
Freude und Wonne werden sie ergreifen
und Schmerz und Seufzen wird weg müssen.


2. Simile ad erba è l'uomo


Simile ad erba è l'uomo,
E tutta la sua gloria
come un fiore di campo.
L'erba si dissecca,
i fiori appassiscono.


Siate dunque pazienti, fratelli,
fino all'arrivo del Signore.
Guardate il contadino:
attende i preziosi frutti della terra,
e aspetta con pazienza le piogge di primavera
e quelle autunnali. Siate dunque pazienti.


Ma la parola del Signore resterà in eterno.


Ritorneranno i salvati dal Signore,
E verranno a Sion con gioia;
E la Felicità, in eterno, penderà sul loro capo;
Gioia e felicità li seguiranno
e abbandoneranno tristezza e pianto.


3. Herr, lehre doch mich


Herr, lehre doch mich,
daß ein Ende mit mir haben muß,
und mein Leben ein Ziel hat,
und ich davon muß.


Siehe, meine Tage sind
einer Hand breit vor dir,
und mein Leben ist wie nichts vor dir.
Ach wie gar nichts sind alle Menschen,
die doch so sicher leben.


Sie gehen daher wie ein Schemen,
und machen ihnen viel vergebliche Unruhe;
sie sammeln und wissen nicht
wer es kriegen wird.
Nun Herr, wess soll ich mich trösten?
Ich hoffe auf dich.


Der Gerechten Seelen sind in Gottes Hand
und keine Qual rühret sie an.


3. Ricordami, Signore


Ricordami, Signore,
la mia natura mortale
e che la mia esistenza ha un termine,
comprenderò così quanto è breve la mia vita.


Vedi, nel palmo di una mano
Stanno i miei giorni al tuo cospetto,
e la mia esistenza, davanti a te, è un niente.
Ah, quanto insignificante
è ogni uomo sulla terra,
che pure vive credendosi sicuro.
La sua vita trascorre come un'ombra,
e inutilmente egli si affanna;
accumula ricchezze e non sa chi ne godrà.
Ora Signore, chi mi darà conforto?
In te solo io spero.


Le anime dei giusti
Sono nelle mani di Dio,
E nessuna sofferenza potrà turbarle.


4. Wie lieblich sind deine Wohnungen


Wie lieblich sind deine Wohnungen,
Herr Zebaoth!
Meine Seele verlanget und sehnet sich
nach den Vorhöfen des Herrn;
mein Leib und Seele freuen sich
in dem lebendigen Gott.


Wohl denen, die in deinem Hause wohnen,
die loben dich immerdar.


4. Quanto amabili sono le tue dimore


Quanto amabili sono le tue dimore
Signore dell' universo!
L'anima mia ti desidera ardentemente
e vuole trovare in te il suo rifugio;
Corpo ed anima si rallegrano
In seno al Dio vivente.


Beato chi nella tua casa dimora:
cantando le tue lodi in eterno!


5. Ihr habt nun Traurigkeit


Ihr habt nun Traurigkeit;
aber ich will euch wieder sehen
und euer Herz soll sich freuen
und eure Freude soll niemand von euch nehmen.


Sehet mich an:
Ich habe eine kleine Zeit Mühe und Arbeit gehabt
und habe großen Trost funden.


Ich will euch trösten,
wie Einen seine Mutter tröstet.


5. Oggi la tristezza vi opprime


Oggi la tristezza vi opprime;
ma presto sarò di nuovo tra voi,
e nel vostro cuore tornerà la gioia,
e non vi sarà più tolta.


Come una madre consola il figlio,
così io vi consolerò.


Per poco tempo ho sopportato
Dolore e fatica.
Ora ho ricevuto una grande consolazione.


Io vi consolerò.


6. Denn wir haben hie keine bleibende Statt


Denn wir haben hie keine bleibende Statt,
sondern die zukünftige suchen wir.


Siehe, ich sage euch ein Geheimnis:
Wir werden nicht alle entschlafen,
wir werden aber alle verwandelt werden;
und dasselbige plötzlich, in einem Augenblick,
zu der Zeit der letzten Posaune.
Denn es wird die Posaune schallen,
und die Toten werden auferstehen unverweslich,
und wir werden verwandelt werden.
Dann wird erfüllet werden
das Wort, das geschrieben steht:
Der Tod ist verschlungen in den Sieg.
Tod, wo ist dein Stachel?
Hölle, wo ist dein Sieg?


Herr, du bist würdig zu nehmen
Preis und Ehre und Kraft,
denn du hast alle Dinge geschaffen,
und durch deinen Willen haben sie
das Wesen und sind geschaffen.


Ebrei 13, 14; Corinzi 15 : 51-55

6. In questa terra siamo privi di una stabile dimora

 

In questa terra siamo privi di una stabile dimora,
ma andiamo in cerca di quella futura.


Ecco io vi rivelo un mistero:
noi non moriremo tutti,
ma piuttosto saremo trasfigurati;
e ciò avverrà in un istante, in un batter d'occhio,
nel tempo in cui suonerà l'ultima tromba.
Suonerà, infatti, la tromba
E i morti risorgeranno incorrotti
E saremo trasfigurati.
Allora si compirà la parola
Secondo quanto sta scritto:
La morte sarà sconfitta,
Morte, dov'è il tuo artiglio?
Inferno dove è la tua vittoria?


Signore, tu solo sei degno
di ricevere Gloria, Onore e Potenza,
Tu, che hai creato tutte le cose,
e per la cui volontà
ogni cosa creata sussiste.


7. Selig sind die Toten


Selig sind die Toten,
die in dem Herrn sterben,
von nun an.
Ja der Geist spricht,
daß sie ruhen von ihrer Arbeit;
denn ihre Werke folgen ihnen nach.


7. Beati coloro che sono morti


Beati coloro che sono morti
perché fin da ora
Riposano nel Signore.
Come ha detto lo Spirito,
riposano dalle loro fatiche;
e le loro opere sopravviveranno.


Traduzione di Ferdinando Albeggiani

Opferlied, canto sacrificale, Beethoven op. 121b, traduzione italiana

Opferlied, op. 121b

Die Flamme lodert, milder Schein
Durchglänzt den düstern Eichenhain
Und Weihrauchdüfte wallen.
O neig' ein gnädig Ohr zu mir
Und laß des Jünglings Opfer dir,
Du Höchster, wohlgefallen.
Sei stets der Freiheit Wehr und Schild!
Dein Lebensgeist durchatme mild
Luft, Erde, Feu'r und Fluten!
Gib mir als Jüngling und als Greis
Am väterlichen Heerd, o Zeus,
Das Schöne zu dem Guten.

Friedrich von Matthisson

Canto sacrificale

La fiamma crepita, un riflesso mite
brilla nello scuro boschetto di querce
e aleggiano profumi di incenso.
Oh, porgimi un orecchio benevolo
e accetta il sacrificio che il giovane
ti rende, o altissimo.
Sii sempre scudo e riparo alla libertà!
Il tuo spirito vitale pervada mitemente
aria, terra, fuoco e acqua!
Dammi in gioventù e in vecchiaia,
o Zeus, presso il focolare dei padri
bellezza per bontà.

Traduzione di Elisabetta Fava

domenica 1 giugno 2008

Canto dalla grotta di Fingal, Brahms, traduzione italiana

Gesang aus Ossians Fingal

Canto per voci femminili 2 corni e arpa op. 17, n. 4, Brahms


Wein' an den Felsen, der brausenden Winde

weine, o Mädchen von Inistore!

Beug' über die Wogen dein schönes Haupt,

lieblicher du als der Geist der Berge,

wenn er um Mittag in einem Sonnenstrahl

über das Schweigen von Morven fährt.

Er ist gefallen, dein Jüngling liegt darnieder,

bleich sank er unter Cuthullins Schwert.

Nimmer wird Mut deinen Liebling mehr reizen,

das Blut von Königen zu vergießen.

Trenar, der liebliche Trenar starb

O Mädchen von Inistore!

Seine grauen Hunde heulen daheim,

sie sehn seinen Geist vorüberziehn.

Sein Bogen hängt ungespannt in der Halle,

nichts regt sich auf der Haide der Rehe.

Anonimo, basato sul testo inglese di James Macpherson,

The maid of Inistore, from Fingal, Book I


Canto dalla grotta di Fingal


Piangi presso le rocce, piangi fra i venti che infuriano,

o fanciulla di Inistore!

China sulle onde il tuo bel capo,

tu, più bella dello spirito dei monti,

quando a mezzogiorno un raggio di sole

lo trasporta sul silenzio di Morven.

È caduto, il giovinetto giace a terra,

crollò pallido sotto la spada di Cuthullius.

Mai più il coraggio potrà spronare il tuo diletto

a versare il sangue dei re.

Trenar, l'amabile Trenar è morto

o fanciullo di Inistore!

A casa i suoi cani grigi ululano,

vedono il suo spirito passare in alto sopra di loro.

Il suo arco è rimasto appeso nell'atrio, floscio,

niente più si muove sul pascolo dei caprioli.


Traduzione di Elisabetta Fava

 
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