domenica 28 dicembre 2008

Stravinskji dirige L'uccello di fuoco


Su youtube.com il video è stato registrato nel 1965, estratto dalla Suite tratta dal balletto (versione 1945), New Philarmonia Orchestra; Royal Festival Hall, Londra [tratto da BBC, opus arte]



sabato 27 dicembre 2008

Nascere musicali

Johannella Tafuri, Nascere Musicali presentazione di Graham Welch, pp. 240, € 18, collana Educazione Musicale EDT/SIEM (con cd), Torino 2007.

Johannella Tafuri, violinista e didatta, ha voluto verificare mediante una ricerca durata sei anni lo sviluppo musicale dei bambini in riferimento alla capacità di cantare intonati. Il target di studio (innovativo, perché molti sono invece i lavori che esplorano la musicalità dopo quest’età) va da sei mesi dopo il concepimento ai tre anni di vita, dal momento che l’orecchio nel feto comincia a funzionare intorno alla ventiquattresima settimana. Si è inteso dimostrare che ogni bambino possa imparare a cantare correttamente, a condizione che sia presente musica nell’ambiente in cui cresce. Lo staff della Tafuri ha offerto alle gestanti al sesto-settimo mese di gravidanza un programma musicale appositamente preparato (inCanto), osservando poi lo sviluppo musicale dei bambini. La prima parte del libro dà conto dello stato degli studi in materia e illustra nel vivo il progetto, i suoi procedimenti e i risultati. La seconda, dedicata ai presupposti teorici-metodologici che costituiscono la base di un programma educativo, delinea anche una serie di proposte concrete nate nell’ambito di questa sperimentazione. Utile supporto per la comprensione della ricerca è il cd allegato che fornisce la documentazione sonora del work in progress, registrazioni effettuate a partire dal raggiungimento dei due mesi di età. Il testo si rivolge agli educatori musicali, anche se l’Autrice non nasconde il desiderio che i suoi lettori possano essere i genitori; grazie allo stile piano con cui è scritto, sarebbe auspicabile che fossero proprio questi − ancor più che gli addetti ai lavori − a beneficiarne. Dimenticando lo stereotipo con cui ci si definisce “stonati/intonati”, il convincimento (quasi rivoluzionario) è che come si impara a camminare soltanto se sollecitati, sia possibile allo stesso modo sviluppare la capacità di cantare, innata in tutti gli esseri umani, dietro l’incoraggiamento degli adulti. La musica diventerebbe così un diritto; non troppo dissimile da quello di esprimersi, nutrirsi e muoversi.


Benedetta Saglietti

Leggi anche:

venerdì 26 dicembre 2008

Call for paper MERYC2009

Please find here the Call for Papers for the 4th Conference of the European Network of Music Educators and Researchers of Young Children - MERYC2009, that will be hosted by the Faculty of Education, Alma Mater Studiorum-University of Bologna, Italy, from 22nd to 25th July 2009.

We REMIND you that the DEADLINE for ABSTRACT SUBMISSION is DECEMBER
31st 2008.

You can visit the Conference website and submit your abstract at this
address:
www.meryc2009.scform.unibo.it

For every enquiry please email to facedu.meryc2009ATunibo.it.

Thanking for your attention, and hoping to welcome you in Bologna next year, we remain.


Anna Rita Addessi and Susan Young
Chairs of MERYC2009

mercoledì 24 dicembre 2008

Musica classica in TV: da Bologna Pierino e il lupo con Abbado e Benigni

25 dicembre 21,30 su Rai Uno prima parte del concerto registrato al Paladozza di Bologna il 25 ottobre: Abbado con l'Orchestra Mozart per "Pierino e il lupo" con Roberto Benigni.

30 dicembre alle 23,30 su Rai Uno il "Te Deum" di Berlioz con 623 bambini cinque cori tre orchestre e la partecipazione del tenore Marius Brenciu.


Altri video abbadiani disponibili su Rai.tv con l'Orchestra Mozart

Speciale TG1 14/12

BUON NATALE!

domenica 21 dicembre 2008

Puccinimania

Il 22 dicembre ricorre il 150esimo compleanno di Puccini; ecco un modo divertente per mettere alla prova le vostre conoscenze! (ci sono anche dei premi in palio...)

Inoltre la programmazione televisiva di Raiuno prevede, per celebrare il compositore (con un giorno d'anticipo), domenica 21 dicembre alle 23 "Vissi d'arte, da Tosca a Puccini" di Henri Poulain (55').

Il 22 dicembre alle 23 su Raiuno va invece in onda "Tosca nei luoghi e nelle ore di Tosca" il film prodotto e diretto da Andrea Anderman, con Catherine Malfitano, Placido Domingo, Ruggero Raimondi, regia di Giuseppe Patroni Griffi, e Zubin Mehta sul podio dell'Orchestra Sinfonica della Rai di Roma.
Il film è stato digitalizzato, portato al formato 16:9 e l'audio è stato rimixato.

venerdì 19 dicembre 2008

Seminario per direttori di coro

Seminario di formazione e approfondimento per direttori di coro V edizione. VILLARBASSE 2009

Docenti: M.Marco Berrini (secondo livello: approfondimento)
M.Riccardo Naldi (primo livello: formazione)
Coro laboratorio: Accademia Corale "Guido d'Arezzo"
Repertorio: musiche di G.Carissimi (1605-1674), D.Scarlatti (1685-1757), L.Perosi (1872-1956), B.Bettinelli (1913-2004)
Luogo: Biblioteca comunale di Villarbasse (To)
Periodo: 17 e 18 gennaio 2009
Costi:

  • quota iscrizione € 30,00 (da versare tramite bonifico bancario)


  • seminario Direttori € 90,00 (tot. € 120,00)


  • seminario uditori € 30,00 (tot. € 60,00)

N. massimo di partecipanti ammessi al II livello: 8
N. massimo di partecipanti ammessi al I livello: 5
Orari:
sabato 17 gennaio lezioni dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 15,30 alle 19,30
12,30-15,30 pausa pranzo (presso ristorante convenzionato*)
* * *
domenica 18 gennaio lezioni dalle 9,30 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 19,00
13-15 pausa pranzo (presso ristorante convenzionato*)

Saggio/concerto pomeridiano nella chiesa parrocchiale di Villarbasse

*Come gli anni passati si sceglierà un ristorante che proporrà un pastocompleto ad un prezzo modico.

Per informazioni e comunicazioni di ogni genere:
riccardo.naldiATfastwebnet.it (togliere AT aggiungere @)

giovedì 18 dicembre 2008

Il teatro per strada

Prove de La bohème nell’atrio del Teatro Regio
Venerdì 19 dicembre dalle 9 alle 18


Continuano le iniziative dei lavoratori del Teatro Regio di Torino per sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli che l’intero settore culturale sta correndo se verranno messi in atto i previsti tagli di fondi pubblici.

Ancora un'occasione quindi per conoscere da vicino il mondo dell’opera con una prova de La bohème allestita all’aperto, in piazza Castello, nella Galleria Tamagno antistante il Taetro Regio.

A partire dalle ore 9 di domani, venerdì 19 dicembre, i tecnici e i macchinisti del teatro monteranno alcune scene del celeberrimo lavoro di Giacomo Puccini, opera simbolo del Teatro Regio che ospitò la “prima assoluta”.

Dalle ore 15 alle 18, terminato l’allestimento, una vera e propria prova di scena, come avviene normalmente sul palcoscenico del teatro, con i cantanti, il regista, il maestro al pianoforte, alla quale tutti potranno assistere, basterà fermarsi davanti all’ingresso principale del Teatro Regio e farsi trascinare dalle tenere vicende dei due innamorati pucciniani.
Un giorno con i lavoratori del Teatro Regio, un giorno di teatro “per strada”, sperando di non finirci per sempre.

Vi aspettiamo.


I lavoratori del Regio

Per ulteriori informazioni: tel. 011.8815.557

Ricevuto e pubblicato

lunedì 8 dicembre 2008

I capelli di Beethoven

Nel dicembre del 1994 quattro membri dell'American Beethoven Society: il Dr. Alfredo Guevara (un urologo), Mr. Ira Brilliant (un facoltoso collezionista di cimeli beethoveniani), Dr. Thomas Wendel e Caroline Crummey, acquistano per 7300 $ da Sotheby's a Londra una ciocca a testa dei capelli di Beethoven.
aneddoti storia dei capelli di Beethoven
Mr. Brilliant, Dr. Wendel, and Mrs. Crummey donano le loro ciocche al Beethoven Center di San Josè, in California, e così fa il Dr. Guevara con una porzione della sua reliquia; altre ancora ne esistono alla Library of Congress, Washington, D.C.; presso la University of Hartford, Connecticut; la British Library a Londra; la Gesellschaft der Musikfreunde, Vienna, e al Beethoven-Haus, a Bonn.

La ciocca della Beethoven Society sembra provenire, se bisogna tener fede all'iscrizione sul retro della piccola cornice ovale che la contiene, da Ferdinand Hiller, all'epoca uno sfortunato quindicenne musicofilo che giunto da Beethoven si ritrovò al suo capezzale.

La vicenda si complica quando - che sfocia nella leggenda - nel 1943 la ciocca diventa possesso del dr. Kay Alexander Fremming, dottore danese il quale pare la usò per pagare le cure mediche ad alcuni ebrei consentendo loro di fuggire dalla furia nazista, per poi ricomparire  all'asta da Sotheby's.

Sono on line i risultati delle analisi compiute sui capelli e la vicenda ha  anche dato origine a un libro: Martin Russel I capelli di Beethoven, dove si legge la ricostruzione dell'intera vicenda.
C'è pure un film per la tv canadese beethovenshair.ca.

Benedetta Saglietti

Alcune parti di questo post sono tradotte da sjsu.edu/depts/beethoven


Leggi anche:

domenica 7 dicembre 2008

Filosofia della musica

Da qualche tempo Amadeus ospita una nuova rubrica, che si occupa di musica e filosofia, a firma del prof. Matassi intitolata "Ricercare".

L'autore ha affrontato il complesso rapporto tra musica e tempo, di cui si è già parlato anche qui, nel numero di agosto (citiamo dall'originale):

"Sul piano teorico, almeno da Lessing ad Adorno, si è sempre argomentata una costitutiva relazione intrinseca tra il tempo e la musica e lavori recentissimi hanno portato un contributo decisivo di chiarificazione agli elementi di equivocità connessi a tale ipotesi di ricerca.

Mi riferisco, in particolare, a Giovanni Piana, Barlumi per una filosofia della musica uscito sul sito on line De Musica."

[Liberamente tratto da Amadeus, n. 8 Agosto 2008, p. 98]

Riportiamo uno stralcio dell'articolo, rientrando nella politica di questo blog la diffusione di e-book, dispense, saggi, abstract e articoli, di argomento musicologico (se, ovviamente, permessa dal copyright) quando presenti, interamente o in parte, on line.

B. S.

sabato 6 dicembre 2008

Thyssenkrupp, non dimenticheremo.






ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO REGIO
CONCERTO STRAORDINARIO
Teatro Regio - Lunedì 8 Dicembre 2008 -
ore 21

“Per non dimenticare...”

A un anno dalla tragedia alla ThyssenKrupp costata la vita a sette persone, i lavoratori del Teatro Regio hanno deciso di tenere un concerto straordinario per non dimenticare. Per non dimenticare quei drammatici momenti, per non dimenticare i famigliari, per non dimenticare i lavoratori che continuano purtroppo a morire sul posto di lavoro, per non dimenticare le difficoltà di chi ha un lavoro precario o di chi un lavoro non ce l’ha più.
Il concerto, aperto gratuitamente a tutti, si svolgerà lunedì 8 dicembre al Teatro Regio alle ore 21 e sarà diretto dal Maestro Gianandrea Noseda, che ha accettato di condividere l’impegno dei lavoratori del Regio salendo sul podio di Orchestra e Coro per un programma che prevede la Sinfonia da I Vespri siciliani di Giuseppe Verdi, “Méditation” e “Ballet”, due brani dalla Thaïs, l’opera di Jules Massenet che andrà prossimamente in scena e, in conclusione, il Requiem di Wolfgang Amadeus Mozart.
Lunedì 8 dicembre si potrà entrare in teatro a partire dalle ore 20.15, l’ingresso in sala sarà consentito fino a esaurimento dei posti disponibili. Per ulteriori informazioni: tel. 011.8815.557.

Vedi tutte le altre iniziative anche su La Stampa

lunedì 1 dicembre 2008

Seminario E. T. A. Hoffmann

Nell'incontro di giovedì si discuterà della recensione di E. T. A. Hoffmann alla Quinta Sinfonia di Beethoven: il testo si può ritrovare (parzialmente) in Giorgio Pestelli, L'età di Mozart e di Beethoven, EDT, disponibile anche su Books Google a pag. 318 (attenzione, però! mancano le 2 pagine finali);
in qualsiasi edizione di Kreisleriana, (ad. es. edizioni BUR) sotto il titolo "la musica strumentale di Beethoven".
Per approfondimenti prima dell'incontro seminariale sarebbe utile dare preventivamente un'occhiata a (disponibile nel link di seguito indicato) Leon Plantinga, La musica Romantica, storia dello stile musicale nell'Europa dell'Ottocento, Feltrinelli, 1989, da p. 83 a p. 86, "I giudizi dei contemporanei".
B.S.

venerdì 28 novembre 2008

In memoriam di Massimo Mila

Il 2 dicembre presso il Conservatorio di Torino
si terrà una giornata di studi in onore di Massimo Mila.

A partire dalle 15, in una tavola rotonda Roberto Aruga, Alberto Cavagnon, Giorgio Pestelli, Andrea Casalegno e Enzo Restagno discuteranno sui diversi interessi che hanno connotato la figura di Massimo Mila: musica, montagna, antifascismo, letteratura e pittura.

martedì 25 novembre 2008

Harold en Italie


Nel corso del prossimo incontro di seminario (Giovedì 27 novembre) proporremo l'ascolto guidato di Harold en Italie, sinfonia in 4 parti con viola principale di Hector Berlioz. Proveremo a descrivere le sue caratteristiche principali, le sue peculiarità e il suo rapporto con Il pellegrinaggio del giovane Aroldo, di Lord Byron. L'invito è rivolto, come sempre, a tutti i curiosi ma in particolare agli studenti del corso Tre sinfonie atipiche: "Pastorale", "Fantastica", "Renana"

Alla corte di Britten

Ian Bostridge

"O dear, o dear, how I sometimes wish I were respectable & dead, & that people wouldn’t get so cross.” Benjamin Britten is now dead (he would have been ninety-five this month), and, if the ubiquity of his music is a measure, highly respected if not quite respectable. Go to the Britten–Pears Foundation website and a calendar of performances shows several live performances of Britten works, large and small, every day of the year, all over the world. Most of his works have never been out of the recorded catalogue. Of the generation of classical composers who came to maturity in the wake of the Second World War, he is the flagship, the emblem, the victor. Yet, and in the face of music which is heartfelt, embedded in the great tradition, largely consonant, while at the same time avoiding kitsch or ironic reworking – in other words music with its own confident voice – he remains curiously unloved. Suspected for his supposedly pederastic leanings – an issue which John Bridcut has brilliantly reconfigured in his book and television documentary Britten’s Children, recognizing the desire not to abuse but to remain a child which lay at the heart of Britten’s imagination – he is also presented as a twisted figure, with his “corpses” (friends and associates who lost favour) and his fawning court.
L'articolo continua su entertainment.timesonline.co.uk

lunedì 17 novembre 2008

Il Trio in Re Maggiore WoO Anhang 3 di Beethoven interpretato dal Bridge Trio

Il 19 Novembre 2008 alle 17 il Bridge Trio composto dal violoncellista Giulio Glavina, il violinista Roberto Mazzola e la pianista Mariangela Marcone si esibirà al Conservatorio di Alessandria con in programma il Trio WoO (Werk ohne Opuszahl, lavori senza numero d'opus) Anhang 3.
Presenta Armando Orlandi.

Il Trio in Re maggiore per violino, violoncello e pianoforte è mancante di 2 pagine da battuta 63 a battuta 96 nel primo tempo, sino al 1910 si pensò fosse di Mozart (Köchel, Anhang 52a).
In seguito attribuito da Th. Wyzewa e G. de Saint-Foix a Beethoven, assieme ad altri quattro pezzi: (WoO, Anhang 6, rondò per pianoforte ed Anhang 8, tre pezzi per pianoforte a quattro mani) nell'anno 1926.
Data presunta di composizione: 1788 – 1791.

Aggiornamento 1: il video dell'esecuzione: youtube.com

Il Trio, studiato nel 2005 dal Centro di ricerche beethoveniane unheardbeethoven, è stato corredato delle 33 battute mancanti da Albert Willem Holbergen, musicologo olandese esperto di ricostruzioni filologiche.
Leggi anche il post di luglio.
 
Aggiornamento 2: nel maggio 2010 il Trio in Re maggiore ha avuto anche una prima esecuzione americana: questa volta il completamento delle battute mancanti è di Robert McConnell.
Leggi sul Ny Times

giovedì 13 novembre 2008

Libertà e oppressione ne Il Prigioniero di Luigi Dallapiccola

Dallapiccola, disciplina dodecafonica
«Spera, fratello, spera ardentemente; devi sperare sino a spasimarne; devi sperare ad ogni ora del giorno; vivere devi per poter sperare.» Si può individuare in questa frase, pronunciata dal Carceriere nella scena II e rivolta al Prigioniero, il nucleo centrale de Il Prigioniero, opera in un prologo e un atto di Luigi Dallapiccola; anche il libretto è del compositore che si è ispirato al racconto La Torture par l’espérance di Villiers de l’Isle–Adam e al romanzo La Légende de Ulenspiegel et de Lamne Goedzak di Charles de Coster.
Libertà e speranza
Il soggetto dell’opera è semplice: l’ambientazione è la Spagna del XVI secolo e vi è un prigioniero in attesa dell’esecuzione da parte dell’Inquisizione. Nel prologo la Madre è afflitta da un incubo ogni notte, le si materializza una figura spettrale che muove verso di lei, si concretano le fiamme dei roghi e i contorni si precisano: è Filippo II, il cui volto successivamente si trasforma nella Morte.

L’atto unico si apre sulla cella nella prigione di Saragozza, il Prigioniero racconta alla Madre di un “azione” che «mi diede ancor fiducia nella vita»: il Carceriere nell’atto di torturarlo una sera lo chiamò «fratello». Il Prigioniero confessa alla Madre che questa sola parola gli ha permesso di iniziare nuovamente a sperare e a pregare; la Madre resta comunque rattristata perché sa quale sorte attende il figlio. Entra il Carceriere raccontando della rivolta che infiamma nelle Fiandre e della marcia vittoriosa dell’Esercito dei Pezzenti; la Campana di Gand tornerà a suonare e presto ci sarà la caduta di Filippo e la fine dell’Inquisizione per mano di Carlo V. Il Carceriere fantastica scenari di libertà (nell’Aria in tre strofe Sull’Oceano) e ciò rende ancora più speranzoso il Prigioniero, grato verso il Carceriere per avergli ridato la possibilità di sperare. Il Carceriere esce lasciando la porta della cella socchiusa, quasi un invito a evadere; il Prigioniero si avvia attraverso un lungo corridoio labirintico e nero verso forse la libertà, non si accorge di incontrare un «Fra Redemptor» con in mano strumenti di tortura, né due monaci lungo il cammino. Giunge all’aria aperta e il suono di una campana sembra preannunciargli la libertà.

Il Prigioniero è in un grande giardino, assapora gli odori, la luce della libertà; (scena IV) ad un tratto si sente costretto in un possente abbraccio, si ode la voce del Carceriere: «perché ci volevi abbandonare?», così il Prigioniero di colpo comprende tutto: il Grande Inquisitore prima della morte lo ha sottoposto ad un ultima atroce tortura: quella di sperare. Egli oramai non ha più forze e si lascia condurre verso le fiamme che si vedono sullo sfondo.

Libertà e oppressione
Risalgono all’estate del 1939 i primi propositi di creare un’azione scenica suggeriti dalla lettura del racconto La torture par l’espérance, uno dei Contes cruels del conte Villiers de l’Isle Adam; gli eventi storici precipitarono e il compositore maturò l’idea di un lavoro strettamente connesso ai problemi attuali. Egli stesso scrive «mi appariva sempre più chiara la necessità di scrivere un’opera che, nonostante la sua ambientazione storica, potesse essere di toccante attualità; un’opera che trattasse la tragedia del nostro tempo, la tragedia della persecuzione, sentita e sofferta da milioni e decine di milioni di uomini. L’opera sarebbe stata intitolata Il Prigioniero, semplicemente.» La composizione durò tra il 1943 e il 1948, terminata in partitura il 3 maggio 1948, l’opera venne eseguita per la prima volta in forma di concerto alla Radio di Torino il 1° dicembre 1949 e in forma scenica al Maggio Musicale Fiorentino il 20 maggio 1950.
Il Prigioniero non si ricorda unicamente perché è la prima opera teatrale di Dallapiccola o per il suo soggetto di stretta attualità storica e politica, anche perché al compositore interessava di più trasmettere un messaggio di protesta (universale) contro l’oppressione e la tirannia; altre sono le particolarità dell’opera, quali la disciplina dodecafonica basata non soltanto sulle nervature delle serie, costruite in modo da consentire la massima ampiezza della gamma espressiva, fino a inglobare le tensioni melodiche del canto come Sergio Sablich acutamente rileva.
Il tempo è scandito da sezioni narrative collegate fra loro da interludi orchestrali: il prologo è incentrato sul racconto da parte della Madre degli incubi e delle visioni notturne sulla sorte del figlio; l’atto unico ruota intorno alla frase del Carceriere. Le parole del Carceriere stabiliscono una condivisione di dolore con il Prigioniero, sottolineate anche dalla linea musicale che riprende il profilo intervallare della linea della Madre nel Prologo, eppure è solo apparente in quanto la serie è già pervasa da un senso di morte che si paleserà nella scena IV con la comparsa del Grande Inquisitore. Nell’opera si alternano momenti solistici e corali, lirici e drammatici, l’animo del protagonista subisce una metamorfosi: dall’afflizione alla speranza e dalla speranza alla disillusione. Il fulcro di tale movimento è la scena II con i racconti del Carceriere intrisi di subdola speranza in quanto è egli stesso ad affondare l’ultimo barlume di forza del Prigioniero a cui rimane solo «La Libertà?», questa volta soltanto espressa con tono nettamente interrogativo, come riporta la didascalia del libretto.
Si è parlato di disciplina dodecafonica non a caso in quanto alcune parole, quali «fratello», «speranza», «libertà» sono fortemente connotate e dal ruolo rivestito nell’economia dell’atto e soprattutto dalle configurazioni seriali principali (la serie del Prigioniero e della Madre); Il Prigioniero dunque è possibile definirla come l’opera del contrasto, dell’opposizione in quanto la parola Fratello è intrisa di (illusoria) speranza e comunione di sentimenti, cela invece la prosecuzione della tortura attraverso l’inganno il tutto orientato verso un cammino di morte.
Il Prigioniero e il Carceriere-Grande Inquisitore appaiono in fondo assimilati da comune sorte: esperire la privazione della libertà, che può colpire oppressi e oppressori.

Marida Rizzuti
Liberamente tratto da Sipario, n.700-701, novembre-dicembre 2007, anno LXII, pp. 72-3

martedì 11 novembre 2008

Articolo per l'incontro "criticare la critica"

Sokolov, che fuoco non c'è un pianista più grande di lui
di Paolo Gallarati

Grande affluenza al Conservatorio per il concerto di Grigorij Sokolov, invitato dall'Unione Musicale. Un simile concorso di pubblico è perfettamente giustificato. Non saprei dire, infatti, chi, oggi, suoni il pianoforte meglio di lui, anche se, per riservatezza e una costituzionale avversità a produrre dischi, il suo nome è meno noto di altri. Prendendo come termine di paragone i grandi del passato, si potrebbe forse dire che Sokolov unisce la plasticità di Richter con la fantasia sonora di Michelangeli, in un connubio trascinante, anche per gli opposti che incarna: apparenza gelida e fuoco Ulteriore, unità di visione e capacità analitica, il che fa delle sue esecuzioni dei prodigi di coscienza storica e modernità del gusto.Le due Sonate di Mozart, KV. 280 e 332 sembravano nuove. Sokolov spiazza tutti perché non conosce schemi interpretativi dedotti a priori dalla tradizione. D suo Mozart è un arco che affonda una base nel mondo rococò e l'altra nel più tempestoso Sturm und Drang. Si sente di tutto: passaggi delicatissimi e altri che anticipano il rombo beethovenianeo la cantabilità più affettuosa e ritmi alacri e spiritosi; suoni di campanelle e di organo, note che sgocciolano leggere e altre dense come metallo fuso. Generalmente ritenute meno interessanti dei concerti, le Sonate di Mozart sembrano, cosi, inaspettatamente, contenere un intero mondo, passato e futuro. Non parliamo, quindi delle implicazioni che Sokolov ha saputo estrarre dall'op. 2 n. 2 e dall'op. 27 n. 1 di Beethoven, capolavori poco frequentati e rivelati dal pianista in una serata che non si può facilmente dimenticare.
[articolo del 26/10/08, La Stampa] valutazione: ***** (5 stelle su 5 max.)

Gergiev, troppa grazia
di Paolo Gallarati
Programma scintillante per l’inaugurazione del Lingotto: l’Orchestra del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, diretta da Valery Gergiev, ha spaziato nel repertorio colorito e pittoresco della musica russa, da cui le orchestre e i direttori di quel Paese raramente si distaccano. Se da un lato questo denota una certa limitatezza di orizzonti, dall’altro garantisce un’autenticità radicata nell’affinità elettiva che lega l’interprete al mondo in cui si è formato. San Pietroburgo ha due principali orchestre sinfoniche: la preziosissima Filarmonica e questa, del Mariinskij, un’orchestra d’opera dal carattere più battagliero e impetuoso, plasmato da Gergiev in vent’anni e più di stretta collaborazione.
Bene o male? Dipende dai gusti. Quanto a impeto, Gergiev non teme concorrenti: tutto è vitale, sino all’esplosione. Ne trae beneficio ciò che è affidato al ritmo: corse a perdifiato, suggestioni coreutiche di un repertorio che ha nel balletto uno dei propri centri irradianti, grande teatralità di effetti. Bastava ascoltare la meravigliosa ouverture di Ruslan e Ljudmila di Glinka, la Seconda sinfonia di Borodin o l’ouverture della Sposa dello Zar di Rimskij-Korsakov per apprezzare ciò che si è cercato di descrivere.
Questo, però, ha il rovescio della medaglia: raramente Gergiev riesce a conciliare impeto e finezza. La sua gamma dinamica va da mezzoforte a fortissimo; difficile sentire un vero piano e i passi leggeri sono risolti con fretta, quasi come fastidi da superare. Se ne ha avuta conferma nella Sagra della primavera, sentita come un brutale bombardamento e non come l'espressione magica e trasparente delle forze vitali che escono dal sonno della terra, quali Stravinskij rappresenta in un connubio unico di precisione e energia.

Articolo del 23/10/08, La Stampa valutazione: ***

Regio: APERTO PER PROTESTA

Segnaliamo un importante avviso di cui vogliamo dar diffusione:

Giovedì 13 Novembre il REGIO SARÀ APERTO PER PROTESTA.

Un’intera giornata a porte aperte, per sensibilizzare la cittadinanza contro i previsti tagli governativi alle fondazioni lirico-sinfoniche.

Nell’arco della giornata, sono previste prove d’Orchestra, prove del Coro, montaggio di allestimenti, visite guidate, prove di scena e ascolti musicali, attività per le scuole e preparazioni tecniche. L’ingresso al teatro è libero a tutti dalle ore 10 alle ore 22.30.
I lavoratori del Teatro Regio di Torino hanno deciso di aprire le porte del Teatro per accogliere la cittadinanza in una giornata di prove, una giornata in cui la protesta contro i tagli annunciati dal governo si trasformerà in un giorno straordinario in cui tutti potranno scoprire da vicino come si svolge il lavoro quotidiano al Regio, tra prove d’orchestra e prove del Coro, montaggio di allestimenti e visite guidate, prove di scena e audizioni musicali, attività per le scuole e preparazioni tecniche.
Culmine della manifestazione il concerto alle ore 21 diretto dal M° Gianandrea Noseda, che ha accettato di essere vicino ai lavoratori in questo delicatissimo momento, durante il quale verranno eseguiti alcuni brani di Giuseppe Verdi, imperituro simbolo di libertà e ingegno.
L’idea del “Teatro aperto per protesta” è nata dalle Rappresentanze Sindacali Unitarie del Regio di Torino (con l’appoggio delle Organizzazioni sindacali territoriali) e ha ottenuto immediatamente la piena disponibilità dei lavoratori nei confronti di una modalità totalmente nuova per coinvolgere e rendere partecipe tutta la città dei gravissimi rischi che sta correndo la cultura.
La musica, in particolare, viene considerata dal governo un bene superfluo e non un ingrediente necessario alla qualità della vita dimenticando, per comodità, quanto l’opera sia elemento fondante della cultura italiana oltre che un valore produttivo di prestigio. Se l’italiano non è una lingua morta al di fuori dei confini nazionali è perché in tutti i teatri del mondo rimane la lingua imprescindibile e principale, se le istituzioni musicali italiane vengono acclamate nelle tournée all’estero è perché la nostra cifra artistica rimane un punto di riferimento riconosciuto da tutti, mentre chi dovrebbe difendere e diffondere il made in Italy sembra disprezzarlo, riducendolo a un capriccio per pochi.


Vi invitiamo Giovedì 13 novembre al Teatro Regio di Torino per incontrarci e parlarci direttamente, per condividere esperienze e opinioni, perché la morte dei teatri d’opera non vuol dire solo meno posti di lavoro in una città sempre più segnata dalle chiusure, ma vuol dire la cancellazione di un bene collettivo e che, quindi, è sia nostro che vostro.

La scaletta della giornata:

- dalle ore 10 alle ore 13.30 Prove d’orchestra in sala Regia con il M.° Noseda
- dalle ore 15 alle ore 18 Prove del Coro in sala Regia con il M.° Gabbiani e il M.° Noseda
- dalle ore 19 alle ore 20.30 Gruppi da camera del Teatro Regio accoglieranno i visitatori facendo ascoltare alcuni brani musicali
- ore 21 Concerto dell’Orchestra e del Coro del Teatro Regio diretto da Gianandrea Noseda

I lavoratori del Teatro Regio di Torino

domenica 9 novembre 2008

Galateo musicale & dress code

[...] Vorrei sommessamente, e in ispecie dopo un giro estivo in vari Festivals, suggerire le minime regole di galateo per il mondo musicale. Quasi trent'anni di trottoir («V'è la risorsa, poi, del mestiere», dice Figaro) mi autorizzano.
[...]

2 - Alla fine di ogni recita operistica è invalsa l'abitudine, come si dice in gergo, di «fare quadro». Il sipario si rialza su tutti gli interpreti dell'ultima scena, resuscitati gli eventuali morti. Poi, tutti, compresi gli assenti all'ultima scena, al secondo levarsi della tela si presentano uno alla volta, in ordine inverso rispetto all'importanza del ruolo. Le masse restano in fondo. Così tutti i cantanti applaudono, a uno a uno, l'orchestra ed il coro; e ne sono applauditi. Il direttore d'orchestra, di solito costretto alla gentil finzione d' esser trascinato, recalcitrante, dalla Prima Donna, applaude l'orchestra, il coro e i singoli cantanti. Regista, bozzettista, figurinista, con eventuali assistenti, datore luci (oggi definito «light designer» [...]), maestro del coro, ci sottopongono anch'essi all'estenuante messinscena. E' ridicolo oltre che falso, ben noti essendo i sentimenti reciproci da ciascuno nutriti. Gli applausi sono di pertinenza solo del pubblico. Men che meno il direttore applauda dal podio un cantante dopo una Romanza: appare ruffiano o autoincensatore, in quanto responsabile supremo. Peggio: non invii baci al pubblico, consentiti solo ai cantanti in circostanze eccezionali. E' tradizione che, rarissimamente, l'orchestra, invitata dal direttore ad alzarsi in piedi per condividere il successo, si rifiuti, con ciò rendendo omaggio al capo ed eventualmente battendo gli strumentisti d'arco questo sul leggìo. Proprio l'eccezionalità di siffatta manifestazione di rispetto deve impedire l'applauso orchestrale come inflazionata abitudine. Del pari, inversamente: se i sorrisi a sessantaquattro denti dei maestri concertatori fanno piangere, non è augurale taluna maschera facciale da «lutto strettissimo» (Martoglio) indossata a inizio di stagione e mai più deposta.

3 - Si ribadisce ad nauseam che il pubblico ha il diritto di dichiarare, anche col fischio, di non aver gradito la prestazione degli interpreti. Ma ha il dovere di rispettarli nello sforzo comunque terribile che essi compiono. Intonare, pronunciare, fraseggiare, respirare, deglutire, recitare, sotto i riflettori, spesso non riuscendo essi ad ascoltarsi a vicenda né ad ascoltare l' orchestra: situazione da acustica della Scala. I fischi durante la recita sono quanto di meno sportivo, di più sleale possa concepirsi: giacché, vogliano o non vogliano, hanno il risultato obiettivo d' in flui re sulla prestazione stessa, peggiorandone il risultato.

4 - Il buon direttore d'orchestra non consente che il cantante esegua bis, pur se sollecitato da «dolce violenza» da parte del pubblico. Gli specialisti in «dolce violenza» sono isterici o famigliari, in senso lato, dell'interprete stesso. Ma il buon direttore deve «sentire» la sala. Un capo-claque che si rispetti, e all'epoca di Berlioz anche la jeteuse de bouquets, deve conoscere la partitura quanto il direttore: è valido anche il reciproco. Non soffochi, il direttore, l'applauso spontaneamente sorto dopo la Cavatina dando rabbioso attacco all'orchestra per il collegamento colla Cabaletta: ma non resti imbambolato o servile ad attendere applausi dopo la Cavatina che in diversa circostanza non giungeranno.

5 - Il tema dell'abbigliamento e, più in generale, dell'aspetto esterno, ch'è un messaggio, degl'interpreti, in particolare dei direttori d'orchestra, basterebbe per un libro. Qui lo sfioriamo appena. Il senso dell' opportunità, che le nostre nonne chiamavano dell'à propos, della dignità (son maintien) essendosi del tutto perduto, non esistono più punti di riferimento obbiettivamente validi. A un'esecuzione della solennissima e funerea Messa in Fa minore di Bruckner ci toccò vedere le soliste di canto indossanti gonne con spacco fino all'inguine, trucco, con rispetto parlando, da travestiti di circonvallazione esterna; e da queste partiva un olezzo marzolino di deodorante ascellare che, invadendo la sala, induceva all'ammirazione per il celebre maestro a pochi centimetri eroicamente sul ponte di comando. Naturalmente del direttore cale assai di più. Un tempo, il frac era un abito di società; oggi dovrebb'esserlo ancora per rispetto alla musica e all'occasione festiva («festa» ha un'etimologia religiosa, come tutti sanno) del concerto o della rappresentazione. Lo portano come un costume teatrale, da pagliaccio. [...] La rinuncia al frac per certi melancolici completi di «Tasmania» a tre quarti, o sette ottavi (nulla a che vedere col Valzer della Patetica, ch'è in cinque quarti), è rimedio peggiore del male.

I capelli siano l'ultimo punto dedicato ai direttori d'orchestra. Per molti di loro sono strumento professionale: ciò basta a qualificarli come Dulcamara. E' incredibile il numero di maestri che, della più varia origine sociale, si tagliano i capelli come i protagonisti dei serials americani, laccati e permanentati, o come gli armanizzati «coatti» dei ghetti-periferia. Con ciò ribadiscono il messaggio: «rappresento in luogo di essere». [...]

Paolo Isotta

Corriere della Sera, p. 31, 29 agosto 2001

Leggi anche: Lissner e il dress code (Opera Chic)

venerdì 7 novembre 2008

Ritratto di musicologo in video

Christoph Wolff si presenta:

come musicologo e storico della musica, ricordando l'importanza di andare alle fonti, andando alla ricerca di materiali per provare a porsi domande cui sembra importante dare risposte.

Il Professor Wolff racconta come ebbero inizio le sue ricerche su Bach da studente, in preparazione della tesi: le fonti su cui lavorò sono il catalogo di Carl Philipp Emanuel, successore di Georg Philipp Telemann ad Amburgo, morto nel 1789, la cui vedova ne aveva pubblicato il catalogo della libreria musicale e della collezione di ritratti.

Il figlio di Carl Philipp Emanuel vendette tutto ad Abraham Mendelssohn (padre di Felix Mendelssohn) il quale donò a suo avolta l'inestimabile tesoro alla Sing-Akademie di Berlino: questo è sparito durante la Seconda guerra mondiale.

Si può ascoltare come va a finire la vicenda dalla viva voce di Wolff sul sito athome.harvard.edu in una lezione in 9 puntate della durata complessiva di poco più di un'ora.

Benedetta Saglietti

giovedì 6 novembre 2008

La lingua delle origini. Poeti e filosofi

Il Convegno è diretto soprattutto ai dottori di ricerca e ai dottorandi della Scuola di Culture Classiche e Moderne e ai giovani studiosi interessati. Le rielaborazioni in forma di saggio degli interventi più interessanti dei giovani studiosi potranno essere accolte negli atti.

Giovedì 6 novembre 2008 ore 9,30
Archivio di Stato
Presiede e introduce Giuliana Ferreccio

ore 9,45
Franca D’Agostini (Parma)
Divergenze filosofiche e resistenze linguistiche

ore 10,15
Anna Battaglia (Torino)
Da Rousseau a St. John Perse: la lingua “sans graphie où court l’antique phrase humaine”

Ore 10,45-11: pausa

ore 11
Giuliana Ferreccio (Torino)
“Do not move / Let the wind speak”: Pound e il Paradiso

ore 11,30
Marina Giaveri (Torino)
Paul Valéry: “aux sources du poème”

ore 12: discussione

Giovedì 6 novembre ore 15
Sala Lauree
Presiede Gianni Vattimo

ore 15,30
Marlène Zarader (Montpellier)
L’origine entre mythe et critique

ore 16
Peter Gossens (Bochum)
Der Atem des Übersetzers. Zu Paul Celans performativer Poetik

ore 16,30-16,45: pausa

ore 16,45
Giulio Schiavoni (Vercelli)
La lingua del Paradiso e le lingue degli uomini nella riflessione di Walter Benjamin

ore 17,15
Chiara Sandrin (Torino)
La parola non pronunciata. Heidegger e Trakl

Ore 17,45: discussione

Venerdì 7 novembre ore 9.30
Sala lauree
Presiede Chiara Sandrin

ore 9.30
Roberto Gilodi (Torino)
Origine e antropologia letteraria. Herder e Moritz.

ore 10
Carla Vaglio Marengo (Torino)
Joyce: il gesto

ore 10,30-10,45: pausa

ore 10,45
Davide Racca (Torino)
La pittura primitiva di Monet e Cézanne: un
confronto

ore 11,15
Fedora Giordano (Torino)
Lingua delle origini e poesia nativa americana: Simon Ortiz

ore 11,45: discussione


Sarà disponibile la traduzione degli interventi in lingua straniera

Sulle orme di Mozart

Mozart trascorse buona parte della sua breve vita in viaggio: dei suoi 35 anni, 10 li spese viaggiando. Il sito European Mozart Ways propone un modo divertente per seguire le sue orme lungo tutta Europa. La biografia del compositore austriaco è corredata di numerose mappe interattive, cronologie scorrevoli (non sempre facili da scorrere!) e approfondimenti sulle città nelle quali sostò. L'obiettivo del sito è di proporvi una vacanza musicale: qui potrete trovare i contatti di diverse agenzie turistiche in tutta Europa che aderiscono al programma European Mozart Ways e che propongono tour attraverso i luoghi mozartiani. Se decideste di visitare una di queste città, recandovi sulla pagina Calendario potrete trovare tutti i concerti il cui programma prevede brani di Mozart nella data e nel luogo da voi visitati.

L. P.

venerdì 31 ottobre 2008

Soundscape

A Torino un seminario degli studiosi del "Soundscape", il paesaggio sonoro
Voci, animali, il rumore delle onde connotano gli ambienti: ma il frastuono urbano li inquina
, l'articolo su Repubblica





lunedì 27 ottobre 2008

Mdi ensemble, REBUS

L'Mdi ensemble nasce nel 2002 dall'idea di sei giovani musicisti milanesi di contribuire alla diffusione e alla valorizzazione della musica contemporanea in Italia e all'estero. Fin dagli esordi l’ensemble si è dedicato allo studio di un repertorio comprendente, oltre i lavori dei grandi nomi della musica contemporanea e del secolo appena trascorso, musiche di compositori emergenti nel panorama internazionale, proponendo anche prime esecuzioni italiane e mondiali.

Prendendo spunto dall'organico del Pierrot Lunaire, l'idea che Mdi porta avanti è quella della creazione di un "nuovo strumento" cameristico che possa rispondere con la massima duttilità alle esigenze della nuova musica, così come fu per il quartetto d'archi durante l'età classica.

Lunedì 27 ottobre e giovedì 30 alle ore 21 esordiranno al Teatro Dal Verme di Milano.

" REBUS "
Due serate per interrogarsi sui confini tra le musiche di ieri, di oggi e di domani

musiche di Lanza, Mozart, Casale, Scarlatti

Carlo Goldstein,
direttore

Franziska Schoetensack, violino
Simone Beneventi, percussioni

Introduce Oreste Bossini

Questo il programma:


Il prossimo appuntamento sarà il 30/10 con la Lezione-concerto di e con Mauro Lanza

h.11 Università degli Studi - Milano, Dipartimento DAMS, Aula K43, via Noto 8 - Milano

Novità
per pianoforte solo (prima esecuzione italiana)

The skin of the onion - musica «a strati indiscreti»
per flauto, clarinetto, violino, violoncello, pianoforte e percussioni*

Carlo Goldstein, direttore
* Simone Beneventi, percussioni www.examenapium.it

E poi:

Venerdì 7 novembre 2008 h.21
Teatro Verdi - Trieste (Festival Trieste Prima)

musiche di Casale, Lopez, Longo, Platz, Eisler

Giovedì 13 novembre 2008 h.11
Università degli Studi - Milano

Dagli strumenti acustici agli strumenti elettrici: l'evoluzione del suono e del linguaggio
Lezione-concerto con Giovanni Verrando
In collaborazione con Repertorio Zero

musiche di Giovanni Verrando e Raphael Cendo

Jacopo Bigi, violino

Giovedì 13 novembre 2008 h.18
NABA Nuova Accademia delle Belle Arti - Milano

Dagli strumenti acustici agli strumenti elettrici: l'evoluzione del suono e del linguaggio

musiche di Giovanni Verrando e Raphael Cendo

Jacopo Bigi, violino


Mdi ensemble è composto da:

Sonia Formenti, flauto
Paolo Casiraghi, clarinetto
Carlotta Conrado, violino
Paolo Fumagalli, viola
Giorgio Casati, violoncello
Luca Ieracitano, pianoforte

B. S.

sabato 25 ottobre 2008

Criticare la critica

Giovedì pomeriggio, Piazza Castello. Su una panchina due arzille vecchiette, con le buste della spesa tra i piedi, commentano il programma di sala del concerto inaugurale del Lingotto. Sottolineano con le dita, leggono avidamente, si scambiano sorrisi complici. Tra i ciuffi di sedano e i grappoli d'uva rossa planano i nomi di Borodin Gergiev Stravinsky... Anche le due signore recensiscono il concerto di questo lunedì.
Parlare di musica non è sempre facile. Come si scrive il commento a un concerto? Come si costruisce una recensione? Giovedì 13 novembre, nel corso del seminario, proveremo a rispondere a queste domande montando e smontando recensioni. Siamo tutti invitati a scegliere un brano musicale di nostra preferenza (sonata, cantata, sinfonia, opera...) e raccogliere critiche relative a quel pezzo apparse su quotidiani, riviste, volumi, antologie di saggi. Leggendo, valutando e confrontando le varie pagine proveremo a individuare intenzioni, punti di vista e metodi critici.
Accorrete numerosi!
LP.

Il gruppo del Saggiatore Musicale ha avviato a Bologna una riflessione sulla critica musicale


e qui la relazione "Peso e incidenza della cultura musicale nella stampa quotidiana e periodica"
liberamente tratto da Saggiatoremusicale.it

B.S.

venerdì 24 ottobre 2008

Keeping Score

L'Orchestra Sinfonica di San Francisco ha creato il programma Keeping Score, disegnato per rendere la musica più accessibile a persone di tutte le età e di ogni tipo di formazione musicale. Keeping score si serve di diversi mezzi di comunicazione per raggiungere un pubblico il più vasto possibile; in particolare il sito internet è un appendice del programma televisivo che va in onda negli Stati Uniti.
In queste pagine virtuali sono proposte le analisi di tre composizioni musicali (la Sinfonia Eroica di Beethoven, La sagra della Primavera di Stravinsky e la Quarta Sinfonia di Tchaikovsky) e della musica di Aaron Copland. In ogni caso vengono suggeriti diversi percorsi interattivi che permettono di conoscere la vita degli autori, l'atmosfera dell'epoca e gli spartiti. Il sito è esclusivamente in inglese, ma la voce che guiderà i vostri percorsi musicali (si tratta di quella di Michael Tilson Thomas, direttore di orchestra e musicista) ha una pronuncia molto chiara e comprensibile. Buon ascolto!
LP.


giovedì 23 ottobre 2008

Giornata di studi e proposta di riflessione

Su La Repubblica di lunedì 13 ottobre, Alessandro Baricco ha presentato la sua opera cinematografica dedicata a Beethoven, uscito venerdì nelle sale. Si potrebbe, dopo aver visto il film, aprire un dibattito (sulla Nona Sinfonia, sul genio, sul genere "biografia", sul mito, sul bisogno di esso, etc etc...) il prossimo giovedì. Solito posto, solita ora.


GIORNATA INTERNAZIONALE DI STUDI SUL TEMA:
Opera VS. Fonte: i documenti musicali tra nuovi scenari e vecchi interrogativi,
Torino 24 ottobre 2008: Ore 10.00

Apertura dei lavori: Anna Maria Poggi. Preside della Facoltà di Scienze della Formazione
Roberto Alonge Presidente del Consiglio di Corso di Studio in Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo

Ore 10.15 Presiede: Annarita Colturato (Università di Torino)

Massimo Gentili -Tedeschi (Biblioteca Nazionale Braidense di Milano - International Association of Music Libraries, Archives and Documentation Centres) La descrizione e l’accesso alle risorse: la vita del bibliotecario musicale tra regole e formati

Angelo Pompilio (Università di Bologna - Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali di Ravenna) Modelli concettuali per archivi musicali

Michael Fingerhut (Médiathèque de l’IRCAM - Centre Pompidou di Parigi) Preserving, Organizing and Accessing Records of Past Musical Events: Two Projects of the IRCAM Multimedia Library

Ore 14.30 Presiede: Luisa Zanoncelli (Università di Torino)

Angelo Orcalli (Università di Udine) Orientamenti ai documenti sonori

Luca Cossettini (Università di Udine) Ri-scritture e ri-mediazioni della Fabbrica illuminata di Luigi Nono: testi, registrazioni audio, interpretazioni

Coffee break

Vincenzo Lombardo (Università di Torino) Archiviazione e recupero di installazioni multimediali mediante tecniche di realtà virtuale: il caso del Poème électronique

Rossana Damiano (Università di Torino) Working Title: l’utilizzo di ontologie per la codifica di informazioni in ambito musicale e l’accesso ai dati. Una breve rassegna e alcune considerazioni.

Messaggio del Rettore

E’ fuor di dubbio, al di là di ogni interpretazione politica e di ogni polemica di parte, che i provvedimenti del governo in materia di Università risultano profondamente penalizzanti specie per quegli Atenei che in questi anni hanno tenuto una condotta virtuosa in tema di impiego delle risorse, badando ad esempio a non superare il limite del 90% nel rapporto retribuzioni del personale/FFO e operando in sede locale, con gli enti territoriali e le fondazioni ex-bancarie, al fine di elaborare progetti di finanziamento per la ricerca, favorire l’inserimento di giovani ricercatori, promuovere l’internazionalizzazione specie ai livelli più alti della formazione universitaria.

Con profonda lungimiranza, inoltre, fin dal 2002 l’Università di Torino ha concepito un piano per l’organico, sia relativo ai docenti sia relativo al personale tecnico-amministrativo, che, valutando in anticipo le cessazioni sicure di anno in anno fino al 2012, ha consentito alle Facoltà e all’Ateneo di conoscere con certezza l’ammontare delle risorse disponibili e di utilizzarle nei modi più opportuni in rapporto alle necessità didattico-scientifiche; ciò ha permesso di eliminare motivi di contenzioso all’interno e fra le facoltà, di pianificare a medio e lungo termine il turn-over, di ottimizzare l’attività degli uffici amministrativi con un’adeguata distribuzione delle risorse umane e, inoltre, di celebrare un numero di concorsi (soprattutto di ricercatore, fino al 70% circa del totale delle valutazioni comparative espletate) tale da rinnovare per oltre un terzo in pochi anni l’intero parco docenti dell’Ateneo.

Una simile politica e un simile ricambio hanno avuto ricadute positive anche sui risultati della didattica e della ricerca come dimostrano gli esiti della valutazione compiuta dal CIVR, Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca, resi pubblici due anni or sono (la valutazione riguardava il trienno 2001-2003) ed usati anche nel modello per il calcolo e l’attribuzione del FFO dal CNVSU.

Ora tale sforzo rischia di essere compromesso da scelte che paiono giustificate non da un vero e proprio progetto di riforma e di rinnovamento del sistema universitario italiano, che di riforme organiche e durature avrebbe sicuramente bisogno, bensì da una mera esigenza di fare cassa risparmiando in ogni settore della pubblica amministrazione, compresi appunto quelli della Scuola, dell’Università e della Ricerca, in una prospettiva quanto meno miope del ruolo che formazione, università e ricerca debbono svolgere nella società globalizzata quali esclusivi motori di sviluppo e innovazione. Ciò che soprattutto spiace è che dopo reiterati e assolutamente condivisibili discorsi sulla necessità di applicare metodi meritocratici nella distribuzione delle risorse pubbliche destinate all’Università, si compiano tagli generalizzati e indiscriminati che, di fatto, penalizzano chi è stato virtuoso economicamente e ha prodotto esiti di ricerca apprezzati e ottimamente valutati e premiano chi invece non ha badato a sprechi e ha prodotto risultati scientifici meno esaltanti.

Su un altro versante il blocco del turn-over al 20% rappresenta un grave pregiudizio per le speranze di molti giovani in procinto di accedere alle carriere della ricerca e sicuramente alimenterà, per un verso, nuove massicce fughe di cervelli all’estero e, per l’altro, sottrarrà generazioni di validi giovani all’attività scientifica pubblica con enorme danno per il paese. Sembra cioè di percepire nelle scelte del ministero un’attenzione tutta diretta alla contingenza economica, che impone di limitare al massimo e senza discrimine la spesa statale, e una visione non corretta e non accorta del ruolo dell’Università pubblica, che - a mio avviso - continua ad essere il perno del nostro sviluppo in senso scientifico, economico, civile ed etico, specie in una realtà come quella italiana ove le industrie sono di dimensioni troppo modeste per affrontare in proprio le spese per ricerca e innovazione o - ancor meno - per finanziare fondazioni universitarie private.

Per discutere della situazione del nostro Ateneo e dell’Università italiana in questo momento cruciale di passaggio ritengo opportuno un confronto collettivo all’interno di un Senato Accademico aperto a tutte le componenti dell’Università di Torino (docenti, personale, studenti), nel quale sarà possibile intervenire ed esprimere le proprie valutazioni. Tale riunione si svolgerà in Aula Magna nella giornata di giovedì 13 novembre alle ore 15.00.

Il Rettore
Prof. Ezio Pelizzetti

Dal sito www.unito.it

lunedì 20 ottobre 2008

Quirino Principe e la spina nel fianco (podcast Radio3)

Come molti ascoltatori sapranno Radio3 non è nuova all'esperienza del podcast; questo mese è la volta di Quirino Principe, titolare del programma "La spina nel fianco"

Buon ascolto!

[vd. anche altri podcast]

Si segnala inoltre che un numero degli Studi verdiani è disponibile on line in anteprima limitata al seguente link

domenica 19 ottobre 2008

Gentili giornalisti della redazione di corriere.it,
sono una studentessa presso l'Università di Pisa, ho letto i vostri articoli sulle proteste studentesche e ci terrei a fare qualche precisazione in merito.Le nostre proteste non sono soltanto di solidarietà nei confronti del mondo della scuola contro il decreto Gelmini ma nascono come reazione alla nuova legge Finanziaria presentata dal ministro Tremonti, legge (già approvata nella Camera ma di prossima discussione in Senato) che sancisce una esplicita condanna a morte dell'Università pubblica. Mi spiego meglio.

La legge 133/2008 (conversione del DL 112/2008, si può leggere all''indirizzo http://www.camera.it/parlam/leggi/08133l.htm) prevede quanto segue:

- una riduzione annuale fino al 2013 del Fondo di Finanziamento Ordinario di 467 milioni di euro (taglio del 6%);
- un taglio del 46% sulle spese di funzionamento;
- una riduzione del turn /over al 20% per l'Università (cioè: su 5 docenti che vanno in pensione al più 1 nuovo ricercatore potrà essere assunto) nel periodo 2009-2013 (in termini finanziari -64 milioni di euro nel 2009, -190 milioni di euro nel 2010, - 316 milioni di euro nel 2011, - 417 milioni di euro nel 2012, -455 milioni di euro nel 2013);
- un taglio complessivo di quasi 4 miliardi di euro in 5 anni;
- l'istituzione di un percorso burocratico che permetta la trasformazione delle Università pubbliche in Istituti privati.

Chi conosce il mondo dell'università sa che i tagli dei primi 4 punti sono tali da ridurre in ginocchio qualsiasi Università pubblica. Fra 2 anni (non dico 10 ma 2!!!) la mia Università non sarà più in grado di sostenersi economicamente: o vi sarà chiusura o privatizzazione.

Cito dal documento ufficiale prodotto dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Pisa (che potete leggerlo da voi sul sito del dipartimento di filosofia: http://www.fls.unipi.it):

«Gli effetti combinati dell'art.49 della Legge 133/2008 (divieto di ricorrere al medesimo lavoratore con più tipologie contrattuali per periodi di servizio superiori al triennio nell'ultimo quinquennio), e del 37-bis inserito nel ddl 1441 in corso d'approvazione parlamentare, (cancellazione della procedura delle stabilizzazioni) produrranno il blocco delle forme contrattuali a tempo determinato in enti dove la frequenza di concorsi è scarsa e il licenziamento in tronco (dopo tre mesi dall'eventuale entrata in vigore del ddl 1441) di chi aveva già ricevuto garanzie dallo Stato di un percorso per andare a stabilizzare la propria attività professionale.

Le misure descritte mettono a rischio il normale esercizio della didattica e della ricerca nelle università e nei centri di ricerca, aggravano il problema del numero e della media anagrafica del personale, tradiscono gli accordi europei e il dettato costituzionale sulla necessità della natura pubblica dell'istruzione, compresa quella universitaria».

Continua su Corriere.it

vedi anche
http://netmonitor.blogautore.repubblica.it/2008/10/18/petizioni-blog-e-forum-contro-la-legge-133/

giovedì 16 ottobre 2008

A Santa Cecilia vola la musica

Far volare la musica. Immergerla in una dimensione aerea insieme ai suoi esecutori. Un'orchestra celeste che in assenza di gravità insegue i suoni nella spazio. Santa Cecilia festeggia così, poeticamente, i suoi cento anni, con una mostra immaginifica, curata da Annalisa Bini, Roberto Grisley e Umberto Nicoletti Altimari, allestita nello Spazio Risonanze dell'Auditorium di Roma. È il centenario di un'orchestra che ha sempre onorato la grande tradizione musicale, che ha visto sul podio nomi eccezionali (l'attuale direttore è Antonio Pappano, prima di lui Sawallisch, Furtwangler, Karajan) e che oggi racconta le tournée, i debutti, il lavoro quotidiano e i grandi maestri in una immensa proiezione in cui i leggii diventano schermo. C'è la musica, il prima e il dopo: due grandi tavoli orizzontali, sensibili al tocco dei visitatori, danno accesso a documenti e immagini, raccontando la nascita dell'orchestra e i primi anni all'Augusteo con la corrispondenza vibrante del conte di San Martino (primo presidente dal 1895 per trentotto stagioni concertistiche) e i grandi protagonisti dell'epoca.
Continua su Il Sole 24 ore

venerdì 10 ottobre 2008

Musica in lattina



Cilindro o vinile? Una volta c'erano solo due supporti per ascoltare musica registrata, tuttavia le discussioni sul mezzo più fedele erano accese quanto oggi tra i sostenitori dei vari Cd, DVD, Double Disc, ecc.
Il più versatile disco in vinile vinse la scommessa e ancora oggi circola tra gli appassionati. La vita del cilindro fonografico, invece, fu breve: iniziò i suoi giri attorno al 1888 e li concluse verso il 1929. All'inizio i solchi della registrazione del suono venivano fatti su cera: i suoni registrati potevano essere ascoltati poche decine di volte; in compenso i cilindri potevano essere riutilizzati (appianando i solchi) oppure usati per registrazioni casalinghe (all'epoca gli apparati di riproduzione dei cilindri consentivano anche la registrazione). In seguito furono realizzati in una plastica dura che aumentava incredibilmente il numero delle riproduzioni e migliorava la fedeltà della registrazione: verso il 1906 i cilindri erano molto più resistenti e molto più fedeli dei dischi in vinile. I cilindri tuttavia avevano tanti problemi: le registrazioni non potevano durare più di 4 minuti (all'inizio 2), erano difficili da immagazzinare data la forma ed erano cari. Presto la tecnologia rese la qualità dei dischi pari a quella dei cilindri, e dopo il 1915 la produzione cominciò a calare.
I suoni registrati in questi curiosi aggeggi sono leggermente metallici, per questo motivo all'epoca i detrattori dei cilindri dicevano che erano lattine di musica. Nel 2002 nell'Università di Santa Barbara in California si è dato avvio a un progetto di registrazione dei suoni immagazzinati nei cilindri per renderli pubblici e preservarli nel tempo. Questi echi metallici e sonnacchiosi di tempi ormai passati possono essere ascoltati on line sul sito della Cylinder Preservation and Digitization Project , per scoprire così le voci di bambini e casalinghe di inizio secolo, registrazioni di famosi tenori oppure canzoni alla moda cantate dagli idoli delle bisnonne.
Liana P.

lunedì 6 ottobre 2008

Mozart con gli occhi a mandorla


Dopo innumerevoli gare di calcio, pallavolo, pallacanestro, golf e persino pesca, al mondo dell’anime giapponese approda anche un concorso di pianoforte. Da tempo la musica classica occidentale seduce il pubblico orientale e, da qualche anno, a rendere Mozart popolare tra giovanissimi dagli occhi a mandorla(e non solo) c’è un manga intitolato Piano no mori (La foresta del piano) di Isshiki Makoto. L’anno scorso il regista Masayuki Kojima trasse da questo manga un film di animazione, che arrivò a gennaio in Italia (fu presentato nel contesto del Future Film Festival di Bologna): Il mondo perfetto di Kai.
Il film narra le vicende di due giovani divisi dalle differenze sociali, ma uniti dalla comune passione per il pianoforte. I due protagonisti sono Kai, figlio di una prostituta, e Syuhei, che appartiene a una famiglia di celebri musicisti. Mentre Syuhei suona in modo inappuntabile e impersonale, le interpretazioni di Kai sono libere e appassionate. Non tutti condividono il modo con cui Kai suona il pianoforte e lo avvertono che Mozart non sarebbe d’accordo (minaccia che fa sorgere nel giovane allucinazioni settecentesche).
La peculiarità di questo animè è la partecipazione di Vladimir Ashkenazy, il quale è il vero interprete dei brani proposti.
Per gli amanti del genere, un bel film da prenotare in videoteca (fu nominata per il Japan Academy Prize for Animation of the Year, il premio Nobel dei fumetti).
L. P;)

martedì 30 settembre 2008

La Medea di Cherubini al Regio

Domenica 5 Ottobre alle ore 19 il Teatro Regio inaugura la Stagione d’Opera 2008-2009 con la MEDEA di Luigi Cherubini, per la prima volta in scena a Torino.

Sul podio dell’Orchestra e Coro del Teatro Regio il torinese Evelino Pidò. Il nuovo allestimento è firmato da Hugo de Ana nella regia, scene e costumi.

Il cast comprende nomi di primo piano della lirica internazionale: Anna Caterina Antonacci nel ruolo del titolo, Giuseppe Filianoti (Giasone), Cinzia Forte (Glauce), Sara Mingardo (Neris) e Giovanni Battista Parodi (Creonte). Istruisce il Coro il suo nuovo direttore, Roberto Gabbiani.

Grazie alla collaborazione con il Centro di Produzione Rai di Torino e il Museo Nazionale del Cinema, sarà possibile effettuare le riprese e la proiezione in diretta e in alta definizione, al cinema Massimo di Torino, della “prima” dell’opera.

L’inaugurazione della stagione è realizzata anche quest’anno grazie alla collaborazione con il Gruppo Fondiaria - SAI

Pazzi di Schumann

Peters Uwe: Robert Schumann e i tredici giorni prima del manicomio

Milano, Spirali edizioni 2007, 304 pp., € 30
Curioso questo lavoro di Uwe Henrick Peters, neuropsichiatria tedesco che prende in esame con occhio clinico la vicenda dell’internamento di Schumann. Ci sono dei precedenti: il biografo beethoveniano Maynard Solomon è psicoanalista e John O'Shea in Musica e medicina (EdT 1991) ha affrontato tematiche simili. Questo libro vuole invece mettere in discussione la presunta malattia mentale di Schumann. Peters smantella quella che è sempre passata per un’incontestabile verità chiamando a testimoniare i contemporanei, esaminando la stampa dell’epoca, soppesando ad una ad una le parole della moglie Clara e le annotazioni del diario steso dai coniugi. L’elemento più convincente, e allo stesso tempo più inquietante perché fa crollare la base su cui poggia la favola romantica del musicista folle, è la totale assenza di documentazione - confermata da Clara - del “fattaccio”, cioè il fallito annegamento nel Reno la notte di Carnevale del 27 febbraio 1857. Se Schumann non tentò il suicidio, per quale ragione venne dunque confinato nel manicomio di Endenich? Questa è la domanda alla quale tutto il resto dell’opera cerca di rispondere. L’autore unendo alla competenza medica l’acribia nell’esposizione dei dati riesce, con un procedere da detective, a tener avvinti fino all’ultima pagina. La narrazione delinea la storia della difficile convivenza di due individui eccezionali, lontana dalla banalità della leggenda e piena di chiaroscuri. Non mancano tuttavia a volte tratti morbosi… insomma: tutto quello che avete voluto sapere di Schumann e non avete mai osato chiedere.
Benedetta Saglietti

Giornale della Musica, n. 250 luglio-agosto 2008, p. 25

La biblioteca di Babele

Dopo lunghi conflitti legali, l'IMSP (International Music Score Library Project) ha riaperto le sue pagine al pubblico. IMSP è una biblioteca musicale virtuale, inserita nel progetto Wikipedia.
Tutti i brani qui pubblicati sono di pubblico dominio: questa biblioteca non conosce orari di chiusura né giorni festivi, e sopratutto consente di salvare gli spartiti e le partiture nel proprio pc per il proprio uso privato
I file sono in formato pdf e hanno, in generale, una buona qualità: si tratta di musica a stampa scannerizzata. La maggior parte dei brani sono proposti in edizioni di fine '800 o inizi '900; improbabile trovare qui un'edizione filologica. La peculiarità di questa libreria è che qualunque utente, a conoscenza delle leggi internazionali del diritto d'autore, può contribuire pubblicando brani musicali. Per questo motivo è possibile trovare pezzi rari o edizioni insolite. Buona ricerca!

LP

sabato 27 settembre 2008

Ballets Russes, cent'anni d'inquietudine

Sergio Trombetta,
TORINO

E’ tutta colpa della morte improvvisa del granduca Vladimir Aleksandrovic Romanov. Aveva autorizzato l’uso di scene e costumi del Teatro Mariinskij di Pietroburgo per organizzare una stagione di opere russe a Parigi nel 1909. L’anno prima, i parigini avevano scoperto, in delirio, il Boris Godunov di Musorgskij. Ma, morto il granduca, niente appoggi a Corte. E così Sergej Djagilev, grande intellettuale prima che impresario, ripiegò sul balletto.

Da una parte, meglio così. Altrimenti non avrebbero mai visto la luce i suoi Ballets Russes che debuttano al Teatro dello Châtelet nel maggio del 1909, cent’anni fra poco. E non sarebbero mai nati Les sylphides, Schéhérazade, Petrushka, L’après midi d’un faune, La sagra della primavera e tantissimo altro. E non sarebbe mai comparso sulla scena europea un fenomeno artistico durato dal 1909 al ‘29 (l’anno della morte di Djagilev) e destinato a imprimere una svolta fondamentale non soltanto alla danza, ma alla musica e all’arte. Un’avventura che coinvolse i più grandi musicisti dell’epoca. Per dire: Stravinsky, Ravel, Debussy, Prokof’ev, De Falla, Richard Strauss, Satie. Che sollecitò il talento dei massimi pittori. Per esempio: Picasso, Gonciarova, Larionov, Rouault, Bakst, Benois, Naum Gabo. Che permise di sviluppare il proprio estro coreografico a talenti come Fokin, Nizinskij, Massine, Bronislava Nizhinska, George Balanchine. Per non parlare di danzatori-mito come Anna Pavlova, Tamara Karsavina, ancora Nizinskij, Serge Lifar, Olga Spesivzeva.

Perché questa è la grande novità. Non più balletti che puntano a mettere in risalto il virtuosismo degli interpreti con brutte musiche e scenografie accademiche. Ma spettacoli dove la coreografia sta sullo stesso piano dell’aspetto artistico e musicale. Insomma, l’opera d’arte totale wagneriana servita in salsa ballerina. Questa novità scatena l’entusiasmo dei più brillanti intellettuali parigini, Cocteau, Proust, Reynaldo Hahn, Daudet, Misia Sert e Coco Chanel. Per non parlare, a Londra, delle patronesse che gravitano intorno al circolo di Bloomsbury. Parigi scopre la musica selvaggia delle danze polovesiane, il clima morbido e decadente dell’harem dove vive Zobeide circondata da odalische e schiavi pronti all’orgia. Ma non fu soltanto esotismo. Alla fine della Grande guerra, il vento delle avanguardie coinvolge anche Djagilev che chiama a collaborare Respighi, Poulenc, Rieti, Picasso, Balla, Marie Laudencin e Coco Chanel per i costumi.

Ora, per il centenario, partono le celebrazioni. Si è appena chiusa da Sotheby’s a Parigi una mostra intitolata «Danser vers la gloire, l’age d’or des Ballets Russes» con rari bozzetti e costumi. Per il prossimo gennaio sono in pista Roma e Firenze. All’Opera, Carla Fracci e Beppe Menegatti preparano Diagilev musagete Venezia, agosto 1929, ricostruzione danzata degli ultimi giorni di Diagilev con la partecipazione di Vladimir Vasiliev. A Firenze, Maggiodanza annuncia per il 15 gennaio una serata Fokin. Il Balletto di Toscana junior porta in tour il bello spettacolo Sulle tracce di Djagilev. Ma, soprattutto, all’Opera di Roma, ad aprile, Fracci & Menegatti firmano un festival che snocciolerà diciassette titoli, comprese rarità per l’Italia come Les biches e Le train bleu.

Continua su: La Stampa

giovedì 25 settembre 2008

Studio fonologia musicale Milano


Un'immagine d'epoca dello studio di fonologia

Giugno 1955: i musicisti Luciano Berio e Bruno Maderna, con la collaborazione del fisico Alfredo Lietti e del tecnico Marino Zuccheri, creano lo Studio di Fonologia Musicale di Milano della Rai. In Europa, in quegli anni, ne esistono solo altri due: uno a Parigi, l’altro a Colonia. E’ il “cuore” sonoro della sede Rai di corso Sempione: serve – fino alla sua chiusura, nel 1983 - a produrre sperimentalmente musica elettronica e a realizzare effetti audio per la radio e la televisione. Ma è soprattutto un grande laboratorio creativo e i dirigenti Rai di allora si convincono ad aprirlo – arricchendolo in seguito di nuove tecnologie – dopo aver ascoltato “Ritratto di città”, composto da Berio e Maderna su un testo di Roberto Leydi. Lo Studio di Fonologia diventa così un luogo di grande richiamo per molti musicisti e sperimentatori dell’epoca: qui Berio compone “Mutazioni”, Maderna crea “Continuo” e “Notturno”, e lo frequentano Jonn Cage, Luigi Nono ed altri compositori. E in quegli studi passano registi e scrittori come Sermonti, Quasimodo, Eco, mentre il Piccolo Teatro – appena fondato da Strehler e Grassi – utilizza lo Studio per l’elaborazione di musiche di scena, firmate da Fiorenzo Carpi.
Una storia che – dal 17 settembre 2008, grazie al contributo di MITO SettembreMusica e all’allestimento dello studio De Lucchi – si potrà vedere e... riascoltare nella nuova sala del Museo degli Strumenti Musicali al Castello Sforzesco di Milano, dove lo Studio di Fonologia della Rai sarà ricostruito e aperto al pubblico per un viaggio nel mondo del suono e della musica, tra apparecchiature che hanno creato per la prima volta emozioni e stati d’animo tradotti in suono, voci rielaborate, note di una musica.

mercoledì 24 settembre 2008

Notizia del giorno

La Fenice, protesta della maestranze.

Sciopero improvviso delle maestranze targate Cgil. L'ultima replica del "Boris Godunov" al Teatro La Fenice va in scena in maniera assolutamente inconsueta: sul palco, accanto agli artisti dell'opera, in costume, c'erano i dipendenti del teatro, in borghese. I primi cantavano, i secondi stavano seduti sulle scenografie, muti e immobili. Risultato: sconcerto degli spettatori, qualche fischio, poi buona parte del pubblico ha abbandonato la platea.


Fonte: Repubblica
 
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